Helsingør
di Marco Fellini
con una nota di Luca Musacchio
la casa cafausica, marzo 2021
collana ferina, diretta da Mattia Pellegrini
70 pagine, ill., b/n, paperback
128 x 198 mm
ISBN 979-8-7288-9351-6
disponibile qui
Helsingør è opera prima di Marco Fellini. Con fare cannibalesco prende l’Amleto e tenta di digerirne una parte. Sa che il frammento è l’unico pasto possibile. Ci ritroviamo all’interno dell’opera shakespeariana in uno dei suoi momenti cruciali: Amleto, in cerca di conferma dell’assassinio del padre da parte di Re Claudio, coinvolge un gruppo di attori e mette in scena il delitto. Alla ricerca della verità Amleto chiama in causa il teatro.
Atto 3 Scena II: la pantomima organizzata da Amleto viene interrotta da Polonio. “Give o’er the Play” è l’ordine di sospendere la rappresentazione. La storia inciampa. La visione uccide l’immagine. E il tutto accade durante il cambio di scena.
«Di fatto il teatro non può denunciare alcunché; o perlomeno non così esplicitamente come vorrebbe – per come “si” vorrebbe.C’è un proscenio di mezzo, simulacro di molti dispositivi. Uno tra tutti, in Shakespeare, è la Lingua. Sicché il tutto deve farsi “discorso indiretto” alla vita. E non una plateale denuncia della stessa».
E se «parlar di teatro vuol dire parlare di corpi, non di soggetto a sé stante bensì di corpo soggetto a scrittura di scena», Fellini indaga il suono perso del significante, tenacemente incastrato nella giurisprudenza del logos. Pone la Lingua su un piano cartesiano. Parafrasi sconcertata della performatività come ultimo credo.
Una prima stesura di questo testo, dal titolo “Elsinore”, è depositata presso l’archivio digitale del Teatro i di Milano.
Marco Fellini è nato nel 1981. Deve i rudimenti della danza a Yoshito Ohno, le nozioni di teatro a Claudio Longhi e l’esperienza della scena alla compagnia dei Nontantoprecisi.